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RIFORME. L’Italicum non si tocca, anzi sì, forse, ma in modo condiviso. Non bastasse la riforma del Senato adesso ripiomba nel caos anche la legge elettorale.

 

 

Odissea

La riforma del Senato è in alto mare. Palazzo Chigi, impaurito dal muro contro muro di questi giorni, prova (avevamo dato consigli non richiesti in tal senso) a trovare una mediazione. Ritiro in massa degli emendamenti presentati dalle opposizioni alle riforme, discussione approfondita (si fa per dire) su alcuni punti nodali e voto finale a settembre. Vedremo se tutto ciò andrà in porto.

Un compromesso nel metodo, ed è già un punto di partenza rispetto all’“adiamo avanti comunque” sbandierato qualche giorno fa da Renzi e Boschi, adesso aspettiamo quello nel merito. Inutile incaponirsi, in modo adolescenziale, su alcune questioni vitali per la nuova composizione di Palazzo Madama.

Se dialogo dovrà essere che dialogo sia a trecentosessanta gradi, a partire dell’elezione di primo livello dei senatori. Una via di buon senso che potrebbe dare maggior slancio ad una riforma che, così com’è, i cittadini già faticano a comprendere e digerire. Parliamone e vediamo dove può condurre una sintesi responsabile.

Discorso completamente opposto ci sentiamo di fare per l’Italicum. La nuova legge elettorale, licenziata in prima lettura dall’Aula di Montecitorio a metà dello scorso mese di marzo, è già il risultato di un percorso accidentato e approfondito, nato con il Patto del Nazareno e conditosi via via di reciproci compromessi e di nuove mediazioni.

Il testo approvato dalla Camera dei deputati, e insabbiato (ahinoi) a Palazzo Madama dal 16 marzo, non è quello che auspicavamo o sognavamo ma è il miglior testo possibile, considerando le diverse anime, tra governo e opposizione, che hanno sostenuto questa riforma del sistema di voto.

Per Forza Italia i Patti sono sacri, gli accordi sono scolpiti nella pietra e non nel ghiaccio, caro Renzi.

Lo ha dimostrato in questi mesi il Presidente Silvio Berlusconi, il suo profilo da statista tutto proiettato al futuro ed al bene del Paese, deciso a ridisegnare e modernizzare la nostra Costituzione e a rendere più snelle e funzionali le nostri istituzioni. Così come, per quanto riguarda la legge elettorale, è convinto di dover aiutare i cittadini a scegliere da chi vogliono essere rappresentati, con la certezza del vincitore e la governabilità come punti chiave del nuovo sistema di voto.

Noi i Patti li manteniamo, li abbiamo sempre mantenuti e ci aspettiamo che altrettanto faccia il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il suo Partito democratico. Giusto?

Abbiamo espresso solidarietà al Presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani, che ieri mattina ingenuamente aveva ribadito: “Non intendiamo valutare modifiche rispetto all’Italicum, testo che ha avuto un passaggio parlamentare complesso dove noi siamo stati protagonisti”. Frase che condividiamo al cento per cento.

Peccato che a pochi minuti dalla sua dichiarazione il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo abbia smentito, scrivendo in una lettera ai senatori della maggioranza: sulla legge elettorale “abbiamo convenuto circa i punti fondamentali: chiarezza del vincitore, premio di maggioranza proporzionato, principio dell’alternanza”, ma “la discussione del Senato consentirà di affrontare i nodi ancora aperti: preferenze, soglie, genere”.

Nodi aperti? Ma di quali nodi aperti parla Renzi? E le parole di Romani? E il Patto del Nazareno da rispettare? Ribadiamo anche oggi la nostra solidarietà al capogruppo di Forza Italia al Senato.

E ribadiamo a Renzi la nostra linea: l’Italicum non si tocca! Punto!