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BENVENUTI AL SUD. Il “Rapporto Svimez” sull’andamento dell’economia in Meridione è disarmante: nei prossimi 50 anni si rischia il collasso economico e demografico

 

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La desertificazione è un processo pressoché irreversibile. I dati resi pubblici dall’ultimo Rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno , la Svimez, prefigurano un ulteriore, lento ed inesorabile declino delle nostre Regioni, dalla cintola in giù. Fino alla desertificazione economica e demografica appunto.

L’Italia è storicamente frazionata in 2 tronconi divisi da una forbice economica, strutturale, sociale e demografica che negli ultimi anni si è allargata vertiginosamente: il Centro-Nord ed il Centro-Sud. L’annosa “Questione meridionale” è un fardello che nasce con l’Unità d’Italia (l’espressione venne utilizzata per la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia), ma nell’ultimo quinquennio, in concomitanza con la crisi mondiale, il divario ha raggiunto proporzioni insostenibili, facendo registrare indicatori da collasso economico.

La disoccupazione è alle stelle, con picchi terrificanti (fino al 51% in alcune Regioni) se si prende in considerazione la fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni. Tra il 2008 ed il  2013, il Pil del Mezzogiorno ha registrato un calo del 13,3%, contro un corrispondente saldo negativo del Settentrione del  7% del. Solamente nell’ultimo anno lo scarto percentuale rispetto al 2012 ha toccato i 3,5 punti percentuali, mentre il Nord ha ammortizzato i numeri attestandosi sul -1,4%.

Dal resoconto della Svimez l’Italia si configura come un  “Paese spaccato, diviso e diseguale dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento”. E dove il Pil pro capite è ai livelli del 2003.

Il Sud  è oggi una terra a rischio desertificazione industriale e umana, dove si continua a emigrare, non fare figli e impoverirsi: in 5 anni le famiglie assolutamente povere sono aumentate di 2 volte e mezzo, da 443mila a 1milione e 14mila nuclei. Le tendenze più recenti segnalano che al Sud si concentra oltre l’80% delle perdite dei posti di lavoro italiani. Gli occupati, per la prima volta dal 1977, sono scesi a 5,8 milioni”.

Di fronte a queste prospettive, negli ultimi 15 anni, l’emigrazione è ripresa quasi a ritmi anteguerra: “Dal 2001 al 2011, sono migrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord oltre 1milione e mezzo di persone, di cui 188mila laureati”.

Ad aggravare il quadro generale è il tracollo demografico che ha investito le Regioni del Sud nell’ultimo periodo:

“Il tasso di fecondità al Sud è arrivato a 1,34 figli per donna, ben distanti dai 2,1 necessari a garantire la stabilità demografica, e inferiore comunque all’1,48 del Centro-Nord”. 180mila nascite nell’ultimo anno, che ci riporta patriotticamente al minimo storico registrato durante l’Unità d’Italia. Nel 2013 al Sud si sono registrate solo 180mila nascite, un livello che ci riporta al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia. Pericolo da cui il Centro-Nord finora appare immune: con i suoi 388mila nuovi nati nel 2013 pare lontano dal suo minimo storico di 288mila unità toccato nel 1987″.

Il confronto tra la Regione più ricca d’Italia, la Valle D’Aosta, e la Regione più povera, la Calabria, è impietoso: un valdostano ha prodotto nel 2013 oltre 18mila euro in più di un calabrese…

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Il governo Renzi si sta macchiando di una complicità che non accenna a dare una svolta all’attuale status quo e anzi, compromette il futuro di tutto il Paese, perché un Sud più povero trascina in basso, storicamente, l’economia italiana.

In sostanza il peggio deve ancora venire: nei prossimi 50 anni il meridione è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti e a costringere i restanti alla povertà assoluta.

Desertificazione economica, strutturale, industriale, demografica, sociale e umana. Benvenuti al Sud. 

Danilo Stancato

@DaniloStancato