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ECONOMIA. Conti e spending. Mercoledì prossimo, su nostra richiesta, verrà in Aula il ministro dell’Economia Padoan a parlare del disastro dei conti pubblici italiani e soprattutto delle dichiarazioni del commissario Cottarelli. Ad ottobre ormai è certo, servirà una manovra correttiva

 

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Banca d’Italia lo aveva segnalato già il 15 aprile, in audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato: i risparmi derivanti dal processo di revisione della spesa contenuto nel Def 2014 (pari a 4,5 miliardi nel 2014; 17 miliardi nel 2015 e 32 miliardi a decorrere dal 2016) non sono sufficienti a coprire gli effetti finanziari di tutte le promesse di Renzi.

Avevamo fatto 4 conti e, considerati gli oneri derivanti dal “bonus 80 euro” di Renzi, a cui avevamo aggiunto gli oneri derivanti da altri atti normativi (Legge di stabilità per il 2014 e D.L. 4/2014), nonché le cosiddette “esigenze indifferibili” (relative a materie quali lavoratori socialmente utili, autotrasporto, cassa integrazione in deroga, fondo per le politiche sociali, fondo per la non autosufficienza, missioni di pace, scuole paritarie) che il governo si era impegnato a “coprire” esclusivamente attraverso riduzioni di spesa, derivava uno “scoperto” di 2,6 miliardi nel 2014 e di 3,4 miliardi nel 2015.

A questi ultimi, con riferimento al 2015, occorre oggi aggiungere 1,6 miliardi di euro di “risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate”, stando a quanto denunciato dal commissario per la Spending review, Carlo Cottarelli.

Il “buco” sul 2015, pertanto, diventa di 5 miliardi.

I numeri, così come calcolati sopra, sono preoccupanti, ma parte dall’ipotesi che i risparmi da Spending review contenuti nel Def vengano realizzati.

Se così non fosse, come è probabile che accada, cosa succede? Ai 2,6 miliardi di “buco” del 2014 si aggiungono i 4,5 miliardi di Spending review non realizzata, per un totale di 7,1 miliardi. E nel 2015 si aggiungono i 17 miliardi dati per “risparmiati” dal governo nel Def, anche se così non è (e il “buco” nel 2015 raggiunge quota 22 miliardi).

Ai fini della manovra correttiva, inoltre, bisogna aggiungere: per il 2014, gli effetti del minor gettito fiscale effettivo rispetto alle previsioni del governo, pari a 3,5 miliardi; l’aumento in corso d’anno non coperto della spesa pubblica, pari a 7 miliardi; ulteriori spese indifferibili per 3,5-4,5 miliardi; nonché la correzione, tra 8 e 10 miliardi, necessaria per rispettare il rapporto deficit/Pil del 2,6%, cui si è impegnato il governo, sempre nel Def, alla luce della minor crescita del prodotto interno lordo rispetto alle previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica.

Totale manovra 2014: tra 29,1 miliardi e 32,1 miliardi.

 

Con riferimento al 2015, infine, oltre a tutto quanto sopra, che crea un “buco” nel bilancio dello Stato di 22 miliardi, occorre aggiungere ulteriori 15 miliardi, che è il costo della conferma del “bonus 80 euro” anche per il 2015, comprensivo dell’estensione dello stesso a pensionati e partite Iva.

Il totale delle risorse da trovare per mantenere tutti gli impegni del governo nel 2015 ammonta, pertanto, a 37 miliardi.

 

A tutto ciò si aggiungono, tanto nel 2014 quanto nel 2015, 11 miliardi di euro di mancate privatizzazioni, che nel Def erano destinati alla riduzione del debito pubblico.

Così stando le cose, tutti i conti del governo Renzi sono sbagliati. Per questo, su nostra richiesta, mercoledì 6 agosto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, riferirà in Aula alla Camera sulla non più sostenibile situazione della finanza pubblica italiana, che sta compromettendo la credibilità del nostro Paese, tanto in termini di rispetto dei vincoli europei, quanto nei confronti dei mercati.