Socialize

RIFORME. Al Senato, esecutivo sconfitto con il voto segreto. La ricarica dei 101. Renzi e i suoi minimizzano ma l’incidente è sintomo di debolezza. Governo come un pugile, a furia di prender pugni rischia di andare al tappeto, suonato. E Grasso invoca la polizia (del Senato) in Aula. Noi ribadiamo: basta muro contro muro, servono nobili e possibili compromessi

 

Odissea

Chi semina vento raccoglie tempesta. Ma cosa si aspettavano Renzi e la Boschi? Che le opposizioni avrebbero steso tappeti rossi per le passerelle estive del governo a Palazzo Madama? Che la riforma del Senato, fatta senza un barlume di dialogo con l’altra metà del cielo, sarebbe stata una passeggiata di salute?

 

Possiamo non condividere metodo e merito di certe prese di posizione, ma l’opposizione ha il sacrosanto diritto di fare il proprio mestiere, con gli strumenti che i regolamenti parlamentari mettono a sua disposizione.

Ieri il governo ha subito la prima grande sconfitta, andando sotto, con il voto segreto, su un emendamento presentato dalla Lega. La cosiddetta ricarica dei 101 ha colpito ancora, i franchi tiratori del Pd non si smentiscono mai.

In serata bagarre e momenti di tensione in Aula. Durante una capigruppo il Presidente Grasso evoca la polizia, poi corregge il tiro e, citando l’articolo 69 del regolamento di Palazzo Madama, dice che le sue parole erano rivolte alla “polizia del Senato”, ovvero i cosiddetti commessi.

Sarà! Il fatto incontrovertibile è che il governo sta trasformando il percorso parlamentare di un disegno di legge in una battaglia campale nella quale ogni giorno è buono per imboscate e attacchi frontali.

 

C’è poco da aggiungere. Le riforme della Costituzione (quella del Senato, del bicameralismo paritario e del Titolo V) continuano ad agitare le acque della politica italiana. Il Presidente del Consiglio avrebbe ancora due strade a disposizione.

Quella della ragionevolezza e del dialogo, o quella del velleitarismo e delle scontro frontale fino alla fine. Noi, come facciamo da settimane, gli consigliamo la prima. E diciamo, con decisione, basta a questo inopportuno muro contro muro.

 

Sulla riforma del Senato ribadiamo una nostra proposta: un compromesso di buona volontà e di buon senso. Il cosiddetto “lodo Brunetta”, con la promozione a senatori dei consiglieri regionali più votati, quelli con più consenso. Il governo ci pensi.

 

E pensi anche ad allargare i suoi orizzonti. Se per dare il via libera definitivo alla riforma del Senato ci sarà un referendum, come ormai annunciato in più occasioni, perché non fare contemporaneamente anche quello propositivo sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica, avviando sin da subito la relativa riforma costituzionale che lo consentirebbe?

Noi la buttiamo lì. Ma queste nostre proposte potrebbero in qualche modo aiutare l’esecutivo ad uscire dal pantano nel quale si è cacciato in queste ultime settimane.

Renzi e Boschi pensino al Paese e non solo alle loro personali battaglie di potere. Ne guadagnerà la democrazia, ne guadagneranno le istituzioni, e soprattutto la loro credibilità.