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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Lo Stato affonda le imprese. I ritardi nei pagamenti dei debiti della PA costano alle aziende circa 7 miliardi di euro

 

 

 

 pagamenti

 

 

Oltre al danno, la beffa. Il danno in questione è il ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione, la beffa è la spesa extra a carico delle aziende che, per coprire il tempo medio necessario per un pagamento (circa 170 giorni), spesso ricorrono al finanziamento bancario con tutto ciò che questo comporta.

Il centro studi Impresa Lavoro’  ha simulato l’esborso cui le aziende sono costrette a far fronte solo perché lo Stato risulta essere un pessimo pagatore. Il calcolo effettuato tiene conto del fatto che il costo del capitale è una variabile microeconomica funzione anche degli utili attesi. Per questa particolare proiezione, quindi, si utilizza il costo medio dei finanziamenti bancari che rappresentano una misura praticamente equivalente. La risultante tra la media ponderata delle linee di credito, con tassi superiori al 10%, gli scoperti di conto sopra il 16%, anticipo e sconto crediti compreso tra 5,5 e 8% e factoring , che oscilla tra il 4,2 e il 7,7% è un valore medio del 9,1%.

In soldoni, perché di questo si tratta, significa che i 74,2 miliardi non erogati dallo Stato (circa il 4,8% del Pil italiano) comportano per le aziende una maxi spesa di 6,8 miliardi di euro. Circa 7 miliardi che non servirebbero se lo Stato facesse il suo dovere e cioè rispettasse le scadenze.

 

 

PA

 

 

I dati utilizzati per la stima non tengono conto dei debiti delle aziende pubbliche che sfuggono a queste misurazioni e quindi non sono comprese nel calcolo.

Grazie all’azione svolta dell’ex Commissario europeo, Antonio Tajani, lo stock di debito si sta via via riducendo, ma la situazione resta insostenibile e costituisce un pesante fardello per le nostre aziende che, pensate, a causa dello Stato rischiano il fallimento. La beffa non è finita qui. Secondo il centro studi le imprese, quando riceveranno i pagamenti, non recupereranno mai totalmente la spesa sostenuta per il finanziamento perché a questa vanno applicati gli interessi di mora derivanti dai debiti non saldati, che ammontano a ben 3,3 miliardi di euro.

A tutto ciò bisogna aggiungere il “danno sociale”: il ritardo dei pagamenti comporta minore budget disponibile per investimenti e per pagare altre spese con conseguenti tagli al personale, perdita di competitività e nel peggiore, ma non escludibile, dei casi, il fallimento. A livello europeo siamo il Paese con il più alto stock di debiti commerciali della Pa scaduti dell’ Unione europea e il secondo, dopo la Grecia in default, nel rapporto deficit/Pil. Tutto ciò scoraggia gli investitori ad ipotizzare un ingresso nel mercato italiano. Come dar loro torto?

Le prospettive si fanno ancor meno rosee se pensiamo che, ad imporre il rispetto delle scadenze sta lavorando il governo di Matteo Renzi

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato